Green&Blue

L'allarme
Amazzonia, aumenta la deforestazione. E arriva la stagione più secca
(afp)

Amazzonia, aumenta la deforestazione. E arriva la stagione più secca

Sono stati disboscati 1.157 chilometri quadrati di foresta pluviale, il 43% in più rispetto al mese di aprile. Lo riporta Bbc, ricordando che la distruzione di verde è comunque diminuita del 4% rispetto ai 12 mesi del 2020

1 minuti di lettura

Non c’è pace per l’Amazzonia. Si continuano a tagliare alberi e il disboscamento illegale prosegue nell’impunità. Gli ultimi dati, tra l’altro confermati dal governo, registrano il raddoppio della deforestazione nei primi dieci giorni di maggio. Sono stati disboscati 1.157 chilometri quadrati di foresta pluviale, il 43% in più rispetto al mese di aprile. Lo scrive la Bbc sul suo sito, ricordando che la distruzione di verde è comunque diminuita del 4% rispetto ai 12 mesi del 2020.

Ma gli ambientalisti e gli addetti al controllo dell’Amazzonia brasiliana sono preoccupati. E’ appena iniziata la stagione secca che dura fino a ottobre. E’ quella più critica per la foresta e di solito è proprio in questo periodo che raggiunge il picco delle devastazioni tra i roghi appiccati per creare terreni adatti ai pascoli delle mandrie e alberi tagliati per ricavare legno da esportate. Sui mercati ufficiali e quelli clandestini. Tra cinque mesi l’Amazzonia potrebbe registrare un nuovo record, dopo quello dell’anno scorso che fu il più alto dal 2008.

Nel prevertice sul clima organizzato dal presidente Biden il 22 aprile scorso, Bolsonaro aveva accettato l’idea di condividere le preoccupazioni del mondo sulle sorti della grande foresta che con il suo verde garantisce, in buona parte, alla riduzione delle emissioni di gas e quindi all’equilibrio dello stesso clima. Ma aveva chiesto soldi in cambio di una contrazione del 30/40% del disboscamento in 12 mesi. Attraverso il suo ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles, aveva lanciato la sua offerta e aveva anche preteso 1 miliardo di dollari l’anno come contributo alle spese di gestione, tra uomini e mezzi.

Bolsonaro aveva fatto sapere che il piano puntava alla fine della deforestazione illegale entro il 2030 e che questo comportava un aiuto, in totale, di 10 miliardi di dollari. Gli scienziati e gli ambientalisti si erano mostrati scettici sulle reali intenzioni del presidente del Brasile, ricordavano le tante promesse alla fine mai mantenute. Facevano notare che mentre proponeva di spegnere le motoseghe, aveva ridotto il bilancio del ministero dell’Ambiente, tagliato il personale degli enti preposti al controllo e dalla conservazione dell’Amazzonia, approvato in Consiglio dei ministri un disegno di legge che legalizza l’occupazione di terreni pubblici.

La norma è approdata in Senato e la prossima settimana verrà messa ai voti. Se passerà, aprirà la strada per l’assegnazione di altre fette della foresta ai grandi allevatori e produttori di soia.